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PARLANDO DI VACANZE

PARLANDO DI VACANZE (prima parte)

Dopo quasi una settimana dal mio rientro finalmente ho trovato il disperso cavetto della macchina fotografica e ho scaricato tutte le foto, ma mi rendo conto di aver immortalato un millesimo delle cose che abbiamo visto e fatto. Inconsciamente, a quanto pare, mi sono presa una vacanza non solo dal telefono e dal pc ma anche dalle foto. 
Per fortuna il mio omino ha fatto qualche scatto al posto mio!
Non serve dirlo, ma la settimana è letteralmente volata.
Il primo giorno abbiamo trascorso il pomeriggio a visitare l’isola di Djerba. La prima tappa è stato il cosiddetto ponte romano (che di romano oggi non ha proprio nulla), l’importanza di questo luogo è dovuta al fatto che è l’unico collegamento alla terraferma. In origine fu costruito dai romani ma oggi è una strada lunga e dritta sorvegliata da agenti armati che controllano tutti i mezzi in entrata e in uscita.
Nel tragitto per raggiungere questa tappa la guida ha decantato la particolarità di questo luogo, ma a noi è sembrato solo che avesse bisogno di una bella pulita prima di poter essere visto e valorizzato (per questo vi risparmio la foto!!). Ci siamo poi diretti al museo del costume tunisino situato sull’unica altura dell’isola. Qui abbiamo visto alcuni vestiti da sposa che, da ciò che ho capito dalle targhette in francese, sono diversi da città a città e a seconda di questo puoi capire la provenienza della sposa.

 

Inoltre dicevano che è tradizione che un mese prima del matrimonio la sposa volontariamente si faccia male ad una gamba in modo da non potersi più muovere fino al giorno del matrimonio. In questo periodo verrà accudita continuamente da una parente. Ciò viene fatto perchè ella rimanga con la pelle bianca e perchè ingrassi di alcuni chili.
Una delle stanze più apprezzate del museo è stata quella in cui un vero dromedario macinava il grano.
Venivano poi mostrati vari mestieri: tessitori, pescatori, contadini e così via. Quello che più mi ha colpito era la stanza in cui c’era il “dottore” una specie di stregone che utilizzava ali di pipistrello, veleno di serpente, pelle di razza e altri ingredienti strani per curare, ma veniva sottolineato che la richiesta che riceveva più spesso era quella di un filtro che le donne volevano per farsi obbedire dai mariti.
Ci siamo poi diretti alla sinagoga, una delle più antiche che si narra fu costruita con alcune pietre portate direttamente dal tempio di Gerusalemme dopo la sua distruzione da parte dei babilonesi. Il nome di questa sinagoga “El Ghriba” letteralmente “la straniera misteriosa” viene spiegato da una leggenda in cui si narra che una ragazza del villaggio avesse deciso di vivere isolata dal resto della comunità in una capanna. Un giorno la capanna fu colpita da un incendio che la distrusse completamente, ma il corpo della ragazza ormai morta fu risparmiato dalle fiamme. Proprio lì oggi sorge la sinagoga che ancora oggi è meta di pellegrinaggio una volta l’anno, esattamente un mese dopo la pasqua ebraica.
Il resto del pomeriggio è trascorso tra dimostrazioni di vasai e tessistrici di tappeti nonchè nel souk della città in cui appena ti addentravi venivi sequestrato e trascinato nei vari negozi e quasi costretto a comprare.
Ecco la prima parte del nostro viaggio, a domani con il veliero dei pirati e altre avventure!!